Ciao a tutte! Finalmente riemergo da una settimana piuttosto intensa, e sono di nuovo qui, a scrivere delle mie esperienze. Qualche giorno fa, ho portato mio figlio Andrea (di 2 anni) dal pediatra, per capire l’origine di un arrossamento che presentava da circa quattro giorni intorno alle braccia e sulla schiena.

Purtroppo, rientro nella categoria di mamme ansiose, che incominciano a passare in rassegna tutte le possibili malattie, non appena la routine viene interrotta da un qualsiasi disturbo della salute . E chiaramente, finchà© una persona competente non mi rasserena, la mia ansia continua a proliferare ipotizzando scenari grotteschi.

Insomma, spesso e volentieri, immaginerete, le mie preoccupazioni terminano "“ per fortuna "“ in semplici e banali episodi da manuale, che ormai al secondo figlio, dovrei anche ben conoscere.

Questa volta tocca ai tessuti avere la peggio. Io credevo che fossero solo voci di corridoio, un polverone sollevato dai media per sollecitare l’opinione pubblica su fenomeni passeggeri, e invece, il pericolo dell’abbigliamento realizzato con tessuti geneticamente modificati, è un’istanza reale.

Infatti Andrea, a detta del pediatra, stava manifestando un eritema allergico, legato alle magliettine che indossa (e che avevo comprato in serie!)

Molti di noi non sanno che, anche quando scegliamo di acquistare abbigliamento in cotone, evitando il mix di elastame, cotone e poliestere, la maggior parte delle volte acquistiamo un capo che ha subito trattamenti intensivi di pesticidi o che si sono sviluppati a partire da un seme geneticamente modificato.

Fin qui nessun problema: riusciamo ad acquistare il capo ad un prezzo vantaggioso, e magari, appena cambia la moda, possiamo anche dimenticarlo nell’armadio, senza indugi. La pelle degli adulti, tra l’altro, puಠnon risentire in alcun modo del contatto con le sostanze trattanti, e in più, abbiamo anche la soddisfazione di indossare capi di puro cotone. Ma se ad indossare questi tessuti fossero i bambini?

Dovremmo essere piuttosto accorti nel verificare la provenienza e la tipologia di trattamento subito dal tessuto. Per chi di voi non lo sapesse, i produttori di cotone utilizzano prodotti chimici non solo durante la coltivazione, ma anche nella coloratura, nello sbiancamento, e nel lavaggio.

Il cotone biologico, al contrario, non è solo anallergico e atossico, ma anche più confortevole, e viene prodotto con metodi e sostanze completamente naturali.

Quindi, se posso darvi un consiglio, quando acquistate soprattutto la biancheria per la casa, o tessuti che andranno a contatto con la pelle, preferite il cotone biologico: lo riconoscete dal bollino di certificazione (standard GOTS).

E se volete, potete anche provare la linea di salviette Fria Bio, realizzate interamente in cotone biologico, con metodo naturale: oltre le salviette intime per bambini, a base di provitamina b5, avena, camomilla e calendula, ci sono anche quelle per adulti, con acido lattico, camomilla e calendula.

(foto: markybon)