Quando si parla di bellezza subito nella mente appaiono dei modelli, più o meno recenti, che incarnano il nostro personale concetto di bellezza.
Sicuramente però quelle immagini che appaiono nelle nostre menti sono il risultato di un canone in voga in un preciso momento storico. Le società nei millenni si sono alternate con nuovi paradigmi politici, nuovi modelli culturali e anche nuovi concetti di bellezza.
Uscire da ciò che culturalmente detta la propria società è difficile perché è un’influenza talmente profonda che non riusciamo neanche a rendercene conto.
Oggi il mondo è alle prese con questo concetto di limite e di diversità e si sta interrogando sulla possibilità di abbattere tanti convincimenti legati ad una visione più tradizionale del mondo.
La bellezza segue questa naturale evoluzione.
La definizione di bellezza, infatti, negli ultimi decenni ha continuato ad espandersi, facendo spazio, nell’universo femminile, a donne di colore, donne obese, donne con vitiligine, donne calve, donne con capelli grigi e rughe. Ci stiamo muovendo verso una cultura della bellezza più inclusiva, dove tutti sono i benvenuti. Ognuno è bello a suo modo. Questi concetti si sono già concretizzati sulle pagine delle riviste o sulle passerelle dell’alta moda. Siamo diventati più aperti alle diversità perché le persone lo hanno chiesto, hanno protestato per questo e hanno usato il pulpito prepotente dei social media per scardinare i dettami della bellezza tradizionale.
Che ruolo ha giocato la tecnologia in questa evoluzione?
La tecnologia ha messo il potere di definire la bellezza nelle mani delle persone. Gli smartphone consentono alle persone un maggiore controllo della propria immagine e offrono app dotate di filtri utilizzati per restituire un’immagine diversa di sé. Allo stesso modo, i social media hanno permesso a visioni diverse del mondo, della bellezza e del proprio corpo, di raggiungere il grande pubblico, senza il filtro spesso censurante della tv o delle copertine delle riviste.
In un certo senso, la tecnologia ha accelerato un’evoluzione che avrebbe impiegato molto più tempo a svilupparsi attraverso i mezzi di comunicazione tradizionali.
Cosa possiamo dedurre oggi da questa continua trasformazione del concetto di bellezza?
Che la bellezza è, ovviamente, culturale. Ciò che una comunità ammira può lasciare perplesso o addirittura disgustato un altro gruppo di persone. Ciò che un individuo trova irresistibile suscita un’alzata di spalle da parte di un altro. La bellezza è soggettiva e personale. Ma può diventare anche universale, incarnata da persone che rispondono con il loro corpo al modello culturale del momento.
Il concetto di bellezza nel passato
Ci sono sempre state norme per la bellezza, anche nell’antico Egitto. Quella era una società vanitosa che apprezzava le forme simmetriche e sottili. Le donne più giovani erano considerate le più belle. Potenti figure maschili erano talvolta raffigurate come forti e muscolose. I faraoni, tuttavia, di solito apparivano come vecchi a causa della loro saggezza.
Anche i greci pensavano che i volti proporzionati fossero i più belli. Hanno anche aggiunto un po’ di matematica, dividendo il volto in terzi. Per loro, il viso perfetto era largo due terzi della sua lunghezza. Apprezzavano i corpi degli uomini rispetto a quelli delle donne e li elogiavano per essere giovani e muscolosi.
Per i Romani il canone era quello di una bellezza mediterranea: capelli lunghi e scuri, pelle abbronzata o comunque carnagione olivastra, gambe lunghe, spalle strette, seni piccoli e fianchi larghi. Con l’estendersi dell’Impero, però, anche il concetto di bellezza si è ampliato, contemplando anche bellezze più nordiche.
Nell’antica Cina, la bellezza consisteva nell’essere piccoli. Le donne cercavano vita e piedi piccoli, capelli lunghi e pelle molto pallida.
La donna ideale del Rinascimento aveva una figura più sinuosa e piena, con pelle pallida e capelli chiari. Un piacere nell’abbondanza che si protrae nel tempo anche in tutto il periodo vittoriano.
Nel Novecento si sono susseguiti differenti canoni di bellezza a seconda del decennio, della moda e delle nuove dive del cinema. Si sono alternati modelli più androgini a modelli più floridi.
Per generazioni però la bellezza ha richiesto una corporatura snella ma con un seno generoso e una vita stretta. La mascella doveva essere definita, gli zigomi alti e affilati. Il naso angolare. Le labbra piene ma non troppo gonfie. Gli occhi grandi e luminosi. I capelli dovevano essere lunghi, folti e fluenti. La simmetria era desiderata.
Evoluzioni e trasformazioni del concetto di bellezza
Oggi stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione. Non si vuole affermare un nuovo canone di bellezza ma si vuole espressamente superare il concetto stesso di canone. Da più parti della società arrivano richieste al superamento di alcune distinzioni tradizionalmente utilizzate: uomo-donna, bello-brutto. Oggi queste distinzioni vengono percepite come discriminanti e si chiede un ripensamento della società in una direzione di maggiore fluidità.
Il concetto di bellezza oggi ha tantissime sfaccettature, per diventare sempre più soggettivo e legato ad un benessere interiore.
I social media, le copertine delle riviste e le passerelle mostrano oggi persone che si sentono a loro agio con la loro identità e che la raccontano con il loro corpo. Semplicemente questo basta a costruire tante storie, tutte affascinanti e belle, in un modo nuovo quanto antico.
Perché, infondo, oggi riscopriamo il senso di una bellezza classica, così come la formularono i greci, un concetto di bellezza legata all’equilibrio e alla sintonia con la propria anima.